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Caretta Caretta

Caretta Caretta: la guida completa per avvistare le tartarughe marine a Lampedusa 

Ci sono luoghi nel mondo che non hanno bisogno di presentazioni, perché la loro stessa essenza sembra intrecciarsi con leggende, emozioni e simboli universali. Lampedusa è certamente uno di questi luoghi.
Eppure, c’è un dettaglio che trasforma questa piccola isola, già straordinaria per mare e natura, in qualcosa di unico: la sua relazione millenaria con le tartarughe marine Caretta Caretta. Non si tratta soltanto di biologia, né di turismo naturalistico. Qui, l’incontro con le tartarughe marine a Lampedusa assume i contorni di un rito, un’esperienza che mescola la meraviglia dell’osservazione scientifica con il brivido ancestrale di assistere a un miracolo naturale che si ripete da secoli.
La Caretta Caretta è una delle specie più affascinanti del Mediterraneo, considerata un vero fossile vivente, questa tartaruga abita i nostri mari da milioni di anni, sopravvivendo a mutamenti climatici, geologici e biologici che hanno spazzato via altre forme di vita. Il fatto che ancora oggi scelga spiagge come quella dell’Isola dei Conigli per deporre le uova è un segno potente di resilienza e continuità.

Ogni estate, quando le femmine risalgono lentamente dal mare e scavano nella sabbia calda per depositare la loro preziosa covata, Lampedusa diventa teatro di una delle più commoventi rappresentazioni naturali che l’uomo possa osservare. È la natura che, nonostante tutto, continua il suo corso.
Per comprendere fino in fondo l’importanza di questa esperienza bisogna però andare oltre la bellezza delle immagini. Le tartarughe marine a Lampedusa sono non soltanto una risorsa biologica, ma anche culturale e simbolica. Nell’immaginario collettivo, le tartarughe sono emblema di saggezza, longevità e protezione. Vederle emergere dalla sabbia o scivolare lente sotto il pelo dell’acqua significa riconnettersi a un’idea di tempo che non appartiene all’uomo, un tempo lungo, paziente, ciclico, scandito da rituali che non hanno fretta.

Un’isola e il suo legame con le tartarughe marine Caretta caretta

Non è un caso se Lampedusa è considerata una delle capitali mediterranee della conservazione della Caretta Caretta. Qui il mare non è soltanto un contesto geografico, ma un vero grembo che custodisce e rigenera. Le spiagge dell’isola, e in particolare la celebre Spiaggia dei Conigli, rappresentano un laboratorio naturale di straordinario valore. È in questi luoghi che la scienza incontra la poesia: biologi marini e volontari sorvegliano i nidi, turisti e abitanti si fermano in silenzio ad osservare, e le prime luci dell’alba illuminano i piccoli che corrono verso l’acqua, guidati da un istinto antico quanto il mondo. Ogni schiusa è un trionfo di vita, fragile e potente allo stesso tempo.

Ma al di là delle immagini che emozionano, ciò che rende uniche le tartarughe marine a Lampedusa è la loro capacità di intrecciare destini, quello dell’isola, che da esse riceve prestigio e identità ecologica; quello dei visitatori, che grazie a loro vivono esperienze indimenticabili; e quello degli scienziati, che vedono in ogni covata un tassello di speranza per il futuro del Mediterraneo.
Osservarle significa entrare in contatto con un ciclo vitale che ci ricorda la nostra stessa vulnerabilità e la necessità di proteggere l’ambiente che condividiamo. Perché l’avvistamento di una tartaruga non è mai un fatto isolato, è sempre parte di una storia più grande, che parla di equilibrio, di custodia e di appartenenza a un mondo che non ci appartiene interamente, ma che abbiamo il dovere di preservare.

Il ciclo di vita delle Caretta Caretta e la loro presenza a Lampedusa

Il mare custodisce segreti che sfuggono agli occhi più distratti, e tra questi segreti il ciclo vitale della tartaruga marina Caretta Caretta occupa un posto d’onore. È una storia antica, che si ripete da milioni di anni e che, ancora oggi, trova nelle spiagge di Lampedusa un palcoscenico privilegiato. Raccontare la vita di una Caretta Caretta significa attraversare stagioni di resistenza, lunghi viaggi, ritorni miracolosi e fragilità che si trasformano in forza.

Tutto inizia in una notte d’estate, quando la femmina adulta risale lenta sulla sabbia, guidata da un istinto infallibile che la porta esattamente lì, sulla stessa spiaggia dove lei stessa era nata. È un gesto di fedeltà ancestrale, quasi un rito di memoria biologica che resiste a qualsiasi distanza percorsa in mare aperto. La femmina scava con le pinne posteriori una buca profonda e vi depone decine di uova, simili a piccole sfere di porcellana, che poi ricopre con cura per nasconderle ai predatori. In quel momento, mentre la sabbia torna a essere compatta, la tartaruga riprende la via del mare, lasciando alle maree e al calore del sole il compito di completare il miracolo.

Per circa due mesi, le uova restano nascoste sotto la superficie, protette da quella sabbia che funge da incubatrice naturale. La temperatura del nido determinerà persino il sesso dei piccoli: più alta per le femmine, più bassa per i maschi. Poi, in una notte silenziosa, spesso guidati dalla luce della luna che si riflette sul mare, i piccoli schiudono il guscio e iniziano la loro corsa verso le onde. È una corsa disperata e coraggiosa: molti non sopravvivono, perché gabbiani e granchi attendono quel momento. Ma quelli che riescono a raggiungere l’acqua aperta diventano parte del grande flusso del Mediterraneo.
Ed è qui che inizia la fase più misteriosa della loro vita, quella che gli studiosi chiamano “fase pelagica”. Per anni, i giovani esemplari si lasciano trasportare dalle correnti oceaniche, nutrendosi di plancton e piccoli organismi galleggianti. È un periodo che può durare fino a un decennio, durante il quale le tartarughe restano invisibili agli occhi umani, vivendo in una dimensione che mescola rischio e crescita. Poi, una volta raggiunta la maturità, ritornano verso le coste, scegliendo baie, praterie di posidonia e fondali rocciosi come habitat ideali per alimentarsi.
È in questa fase che le tartarughe marine a Lampedusa diventano protagoniste del paesaggio marino. Le acque limpide dell’isola, ricche di alghe e piccoli pesci, offrono alle Caretta Caretta non solo nutrimento ma anche protezione. Si possono osservare mentre si muovono lente, quasi solenni, tra le praterie sommerse, oppure mentre emergono in superficie per prendere fiato, regalando a chi ha la fortuna di incontrarle l’immagine iconica del loro capo che affiora dall’acqua.

Ma la storia non finisce qui, perché le tartarughe femmine, una volta raggiunta la maturità riproduttiva, tornano sulla terra. E non su una spiaggia qualunque: tornano proprio lì, a Lampedusa, alla Spiaggia dei Conigli, uno dei luoghi più importanti di nidificazione dell’intero Mediterraneo. Il cerchio si chiude, e allo stesso tempo ricomincia. Questo ritorno è uno dei grandi misteri della natura: come facciano le tartarughe a ricordare con precisione il luogo della nascita, dopo anni trascorsi in mare aperto, è ancora oggi oggetto di studi scientifici. Alcuni ipotizzano che utilizzino campi magnetici terrestri, altri che abbiano una sorta di memoria chimica legata all’odore della sabbia. Quale che sia il segreto, rimane intatta la meraviglia di questo rito millenario.

Le Caretta Caretta, tuttavia, non sono solo simboli di resistenza. Sono anche specie a rischio. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) le classifica come “vulnerabili”, a causa delle minacce rappresentate dall’inquinamento, dalle reti da pesca e dai cambiamenti climatici che alterano la temperatura della sabbia e, di conseguenza, il rapporto tra maschi e femmine. È proprio qui che Lampedusa diventa fondamentale. L’isola ospita uno dei centri di recupero più attivi del Mediterraneo, dove le tartarughe ferite o in difficoltà vengono curate e restituite al mare. Ogni liberazione è una festa collettiva, un momento che coinvolge turisti, bambini, scienziati e comunità locale, rafforzando il senso di appartenenza e responsabilità verso la natura.

Incontro con le Caretta Caretta dal mare

Avvistare una tartaruga marina non è soltanto un privilegio, è un’emozione che rimane nel cuore come poche altre. Vederla emergere lenta dalle acque limpide, respirare appena un istante e poi scomparire di nuovo tra le onde, significa assistere a un frammento di eternità. Ed è dal mare che questo incontro diventa ancora più speciale. Salendo a bordo del pentamarano elegante e accogliente de La Quarta Isola potrai vivere Lampedusa da una prospettiva privilegiata, lasciandoti condurre verso le calette più segrete e i fondali più suggestivi, dove spesso le Caretta Caretta trovano riparo e nutrimento.

Le escursioni organizzate non sono semplici gite in barca, ma sono viaggi esperienziali che uniscono comfort, rispetto per l’ambiente e possibilità concrete di avvistamenti. Con spazi ampi, zone relax e la cura di un equipaggio attento, La Quarta Isola trasforma ogni uscita in mare in un ricordo da custodire. Forse sarai fortunato abbastanza da vedere con i tuoi occhi una tartaruga nuotare accanto all’imbarcazione, o magari mentre scivola tra le praterie di posidonia, regalandoti un istante di pura armonia con la natura.
Scegliere di vivere Lampedusa dal mare con La Quarta Isola significa regalarsi un’esperienza unica, nel segno della bellezza e del rispetto. Per scoprire di più visita la pagina delle escursioni e immergiti nell’atmosfera dell’isola, e se desideri maggiori informazioni o prenotare il tuo viaggio, non esitare a scriverci dalla sezione contatti.

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Le nostre escursioni in barca a Lampedusa sono vere esperienze di ristorante a Lampedusa sul mare, con piatti di pesce fresco preparati al momento dai nostri chef. A bordo del pentamarano La Quarta Isola Lampedusa uniamo cucina di qualità, panorami mozzafiato e comfort, per una gita in barca a Lampedusa indimenticabile.

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