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Polpi, seppie e calamari: i cefalopodi che si nascondono tra le rocce di Lampedusa

Ci sono creature che non si lasciano facilmente scoprire, che vivono nel silenzio degli anfratti sommersi, si confondono con la roccia, si mimetizzano tra sabbia e posidonia. A Lampedusa, isola incastonata tra Europa e Africa, polpi, seppie e calamari sono protagonisti discreti ma imprescindibili del paesaggio marino. Per incontrarli, non basta tuffarsi. Bisogna osservare. Aspettare. Avere pazienza. E lasciarsi sorprendere.
La costa frastagliata dell’isola custodisce un mosaico di ambienti sommersi con pareti rocciose che scendono a strapiombo, grotte sommerse, fondali sabbiosi punteggiati da macchie di posidonia. Ed è proprio qui, nei luoghi più riparati e appartati, che i cefalopodi trovano rifugio. Di giorno si nascondono, evitando la luce diretta. Ma al tramonto, quando l’acqua si fa tiepida e le ombre si allungano, cominciano a muoversi. Con cautela. Con grazia.

Ma perché proprio a Lampedusa? Perché qui le condizioni ambientali sono ancora favorevoli: l’acqua è limpida, le correnti sono miti, la pressione antropica è relativamente bassa rispetto ad altre località costiere. E perché, semplicemente, questo è un luogo dove il Mediterraneo conserva ancora un tratto del suo volto più autentico.
Chi ha la fortuna di immergersi tra le rocce dell’isola e di trovarsi davanti uno di questi animali, lo sa e non è un avvistamento qualunque. È un incontro. Una piccola magia che avviene solo quando si è disposti a rallentare, a guardare con occhi nuovi. A sentirsi ospiti, non padroni.

Tra rocce e posidonia si cela un mondo nascosto di polpi, seppie e calamari

Polpi e seppie

Lampedusa è una sorta di santuario naturale per numerose specie marine. E tra queste, i cefalopodi rappresentano una presenza misteriosa e affascinante. Polpi, seppie e calamari abitano i fondali come fossero gli antichi custodi di un mondo che resiste alle trasformazioni imposte dall’uomo.
Per chi si immerge nei pressi di Cala Pulcino, Cala Greca, Capo Ponente o tra le falesie sommerse di Cala Galera, l’incontro con questi animali non è mai scontato, ma neanche impossibile. Basta adottare il giusto approccio. Serve attenzione. Serve lentezza. Polpi, seppie e calamari non tollerano rumori, movimenti bruschi, intrusioni invadenti. Appaiono solo a chi sa farsi piccolo, silenzioso, parte integrante dell’ambiente. Solo allora, a pochi metri di profondità, il miracolo può accadere.

Il polpo è il più enigmatico tra loro. Creatura di straordinaria intelligenza, dotata di un sistema nervoso distribuito e di una memoria a breve termine molto sviluppata, il polpo riesce ad adattarsi a quasi ogni tipo di ambiente costiero. A Lampedusa, predilige le cavità delle rocce, le anfrattuosità più protette, i piccoli canyon sommersi dove può osservare senza essere visto. Quando si sente minacciato, si appiattisce sul fondale e assume la stessa texture e lo stesso colore delle pietre circostanti. Può mutare forma, restringersi, espandersi, diventare quasi invisibile. Ma se si sente tranquillo, si lascia anche osservare. E talvolta, nei rari casi, accompagna con lo sguardo curioso il visitatore, prima di rintanarsi nuovamente nella sua tana. Le seppie, invece, prediligono i fondali sabbiosi ricchi di posidonia. Più riservate dei polpi, spesso restano ferme, mimetizzate, come piccole ombre che si confondono con la sabbia. Ma se ci si ferma a osservare, se si accetta il silenzio dell’attesa, si possono notare i lievi movimenti della loro mantella, i cambi di colore quasi impercettibili, le pulsazioni luminose che attraversano il loro corpo come onde elettriche. È il loro linguaggio, il modo che hanno per comunicare tra loro, per esprimere emozioni, stati d’animo, intenzioni. In primavera, le seppie si radunano in acque più basse per la deposizione delle uova: un’occasione straordinaria per osservarle da vicino, magari durante un’escursione in snorkeling nelle prime ore del mattino.

Il calamaro, invece, è il più elusivo dei tre. Vive in acque leggermente più profonde, si muove soprattutto di notte, e raramente si avvicina alla costa. Ma talvolta, soprattutto tra fine estate e l’inizio dell’autunno, quando le acque si fanno più calme e il traffico marino diminuisce, può capitare di avvistarne uno o più esemplari nei pressi delle scogliere o delle grotte marine. Il loro nuoto è rapido, ipnotico. I tentacoli lunghi e affusolati sembrano guidati da una volontà fluida, aliena. Eppure, i calamari, come polpi e seppie, non sono affatto alieni. Appartengono al nostro stesso mare, al nostro stesso tempo. Sono antichi. E portano sulla pelle e nei movimenti il ricordo di un Mediterraneo ancora intatto.
Non è un caso che proprio questi animali abbiano da sempre stimolato l’immaginario collettivo. Polpi giganti nelle leggende dei marinai, calamari abissali nei racconti scientifici, seppie nei miti greci. La loro presenza nei fondali di Lampedusa aggiunge un alone di mistero e poesia all’isola. Ogni immersione può diventare racconto, ogni avvistamento un ricordo indelebile.

Ma dietro l’emozione e la meraviglia, esiste anche un aspetto più fragile e concreto: la tutela di queste specie. I cefalopodi sono sensibili all’inquinamento, ai cambiamenti climatici, al disturbo eccessivo. La loro presenza abbondante nei fondali lampedusani è un indicatore positivo. Ma è anche un monito. Conservare quest’equilibrio richiede rispetto, conoscenza e attenzione. Per questo, ogni immersione deve trasformarsi in un atto di osservazione consapevole.
E allora, sì: polpi, seppie e calamari non sono semplicemente fauna marina, sono parte di un racconto più grande, che unisce biologia, poesia e memoria. Sono creature da incontrare, non da collezionare. E ogni volta che si rivelano tra le rocce di Lampedusa, ci ricordano qualcosa che spesso dimentichiamo: che il mare non è uno scenario, ma una presenza viva, che respira insieme a noi.

Come osservarli nel rispetto dell’ambiente marino

Osservare polpi, seppie e calamari nei loro habitat naturali non è solo un’attività suggestiva: è un privilegio, e come tale richiede consapevolezza. Questi animali, pur essendo presenti nei fondali di Lampedusa con una certa regolarità, restano creature riservate, vulnerabili, facilmente disturbate da comportamenti errati o inconsapevoli. Per questo motivo, ogni avvistamento dovrebbe essere affrontato con la stessa cura e la stessa delicatezza che si riserverebbero a un incontro raro nel cuore di una foresta vergine.

Il primo principio da tenere a mente è la non invasività. Spesso, durante un’escursione in snorkeling o un’immersione, si è tentati di avvicinarsi troppo, di toccare, di inseguire i cefalopodi, le seppie ad esempio. È un errore. Polpi, seppie e calamari non devono mai sentirsi minacciati. La loro reazione, nella migliore delle ipotesi, sarà la fuga. Nella peggiore, potrebbe essere il rilascio d’inchiostro, gesto di difesa, certo, ma anche segno di forte stress. L’ideale è restare immobili a distanza, sfruttando la naturale curiosità che alcuni esemplari mostrano nei confronti dell’uomo. I polpi in particolare, se non disturbati, possono uscire dalla loro tana per osservare a loro volta l’osservatore. È un momento di rara intimità, e non va sprecato. In secondo luogo, è importante evitare l’uso di luci artificiali eccessive. I flash delle fotocamere, le torce subacquee puntate in modo diretto e continuo, disorientano questi animali come polpi e seppie. Le seppie, ad esempio, usano la luce e il colore per comunicare: interferire con il loro linguaggio significa alterare la loro percezione del mondo. Meglio approfittare della luce naturale, a Lampedusa, nelle giornate serene, non manca mai, oppure utilizzare strumenti pensati appositamente per un’illuminazione discreta, diffusa e rispettosa.
C’è poi la questione dell’equilibrio generale dell’habitat di seppie e polpi Non basta proteggere il singolo animale: bisogna preservare il contesto in cui vive. Questo significa, ad esempio, evitare di calpestare i fondali sabbiosi, non spezzare frammenti di posidonia o corallo per farsi strada, non lasciare rifiuti, anche involontari, in mare. Una pinna che raschia la roccia, un oggetto che cade, una maschera trascinata dalla corrente: ogni piccolo gesto può generare un impatto che va ben oltre ciò che si percepisce in superficie. Chi desidera osservare polpi, seppie e calamari nel loro ambiente ha quindi una grande responsabilità. Ma ha anche l’occasione unica di trasformare un momento di svago in un’esperienza educativa e trasformativa. Imparare a distinguere un polpo nascosto tra le rocce, cogliere le variazioni cromatiche di una seppia in stato di allerta, riconoscere il movimento furtivo di un calamaro tra i flutti: sono tutte competenze che si acquisiscono con il tempo, e che restituiscono un senso di armonia profonda con la natura marina.

Lampedusa, in questo contesto, diventa un osservatorio privilegiato, un laboratorio a cielo aperto o, meglio, a mare aperto, dove la biologia marina incontra il turismo lento e consapevole. Infine, non si può non citare l’importanza della guida esperta. Non tutti hanno l’occhio allenato per scorgere un polpo mimetizzato o per cogliere il momento giusto in cui una seppia decide di mostrarsi. Affidarsi a chi conosce i fondali, i comportamenti delle specie, le correnti, le ore migliori per l’avvistamento, non è solo una garanzia di sicurezza: è un modo per imparare a vedere ciò che altrimenti resterebbe invisibile. È qui che la dimensione turistica incontra quella formativa, ed entrambe si arricchiscono.

Un’osservazione privilegiata, senza disturbare il mare

Per vivere appieno questo tipo di esperienza, non basta scegliere il momento giusto o la caletta più nascosta. Occorre anche un mezzo che rispecchi la stessa filosofia, quello che naviga senza far rumore, che si avvicina senza invadere, che accoglie senza distrarre. In questo senso, La Quarta Isola non è solo un’imbarcazione. È un’estensione naturale del mare. Un pentamarano elegante, essenziale, pensato per chi desidera lasciarsi avvolgere dal blu senza mai romperne l’incanto. A bordo, ogni dettaglio è studiato per favorire un’immersione lenta, autentica e consapevole nella natura marina: gli spazi aperti invitano all’osservazione discreta, le soste sono calibrate sui ritmi del mare, le guide a bordo conoscono gli anfratti migliori dove, con un po’ di fortuna, si possono scorgere i cefalopodi nascosti tra le rocce. Non c’è fretta. Non c’è rumore. Solo il dialogo sommesso tra l’uomo e il mare.

E quando accade, perché accade, con una frequenza sorprendente, che un polpo si lasci intravedere tra le pieghe di una roccia, che una seppia muti colore a pochi metri dall’imbarcazione, o che un calamaro sfiori il pelo dell’acqua con il suo movimento fluido, allora tutto il senso del viaggio si condensa in un istante. Breve. Ma indimenticabile. Se il tuo desiderio è quello di esplorare Lampedusa dal mare con occhi nuovi e cuore aperto, lasciati guidare da chi conosce i suoi segreti più nascosti. La Quarta Isola ti accoglie a bordo con la sua filosofia di navigazione dolce, elegante, rispettosa dell’ambiente. Scopri le escursioni dedicate e le tappe più suggestive dell’isola sulla pagina Escursioni oppure contattaci per prenotare la tua esperienza personalizzata.

Perché nel silenzio del mare, tra i riflessi delle rocce e le ombre che si muovono lente sul fondale, si nasconde una bellezza autentica. E, con un po’ di fortuna, potresti incontrare proprio loro, polpi, seppie e calamari, a ricordarti che la vera meraviglia non ha bisogno di parole. Solo di uno sguardo attento.

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