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squali a Lampedusa

Squali a Lampedusa: tutta la verità. Quali specie abitano i nostri fondali?

C’è qualcosa, nel solo evocare la parola “squalo”, che continua a generare un’emozione viscerale. Un fremito. Un’immagine che, nel nostro immaginario collettivo, si colora di torbidi scenari da pellicola hollywoodiana, pinnate minacciose e acque che si tingono di paura. Ma se distogliamo lo sguardo dai cliché del cinema, e ci avviciniamo alla realtà con curiosità e consapevolezza, scopriamo che lo squalo è tutt’altro che un mostro. Soprattutto qui, all’Isola di Lampedusa. E allora andiamo a scoprire di più sugli squali a Lampedusa.

Tra timori e fascinazioni degli squali a Lampedusa: la vera identità degli squali del Mediterraneo

squali a Lampedusa

Nel cuore del Mediterraneo, tra le correnti che lambiscono l’arcipelago delle Pelagie, gli squali a Lampedusa sono presenze discrete, sfuggenti, spesso invisibili agli occhi dei più. Eppure ci sono, e rappresentano un tassello fondamentale dell’equilibrio marino. Parlare degli squali a Lampedusa significa restituire dignità a un gruppo di creature la cui importanza è spesso travisata. Significa raccontare una biodiversità sorprendente, e invitare residenti e viaggiatori a guardare il mare con uno sguardo più profondo.
Ma quanti e quali sono gli squali a Lampedusa che nuotano davvero in queste acque? La risposta non è univoca, ma parte da una premessa chiara: non esiste alcun pericolo concreto per i bagnanti o per chi pratica attività come snorkeling ed escursioni in barca. Gli avvistamenti di squali in prossimità delle coste sono rarissimi, e la stragrande maggioranza delle specie presenti nel Canale di Sicilia vive a profondità elevate, ben lontano dalle rotte turistiche.

Tra le specie più comuni c’è lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus), noto anche come “squalo toro” del Mediterraneo, che può raggiungere i 2 metri di lunghezza. Nonostante la mole, è un animale timido, che evita il contatto umano. Si muove in acque aperte, raramente si avvicina alle zone costiere e viene osservato, talvolta, durante campagne di studio biologico. Accanto a lui, c’è il piccolo spinarolo (Squalus acanthias), un elasmobranco dalle abitudini bentoniche, che si nutre di pesci e crostacei sul fondo marino, spesso a profondità superiori ai 100 metri.

Poi ci sono le mobule (Mobula mobular), che pur non essendo squali, ma appartenendo alla stessa classe dei condroitti, vengono spesso confuse con essi. Le si può vedere emergere improvvisamente in superficie durante la stagione estiva, mentre compiono spettacolari salti fuori dall’acqua, un comportamento ancora parzialmente misterioso che potrebbe essere legato al corteggiamento o alla liberazione da parassiti.
Infine, va menzionata anche la presenza rarissima, ma documentata, dello squalo volpe (Alopias vulpinus), uno degli abitanti più eleganti e sfuggenti del nostro mare. Con la sua lunghissima coda falciforme, che utilizza per stordire i banchi di pesce, è un predatore notturno che ama le profondità e che raramente si mostra in prossimità della costa. La sua vista è considerata una vera fortuna dai subacquei professionisti.

In nessun caso, va sottolineato, si tratta di specie pericolose per l’uomo. Al contrario, molte di queste creature stanno soffrendo a causa della pesca eccessiva, della plastica e del cambiamento climatico, e rientrano nelle liste delle specie vulnerabili o minacciate stilate dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature). Il Mediterraneo, a differenza di altri oceani, non è teatro di interazioni aggressive tra squali e uomini. È piuttosto un laboratorio naturale straordinario dove, ancora oggi, convivono creature arcaiche e straordinarie, custodi di un equilibrio millenario. Lampedusa, con le sue acque cristalline e il suo isolamento geografico, rappresenta uno degli ultimi santuari possibili per queste specie. Ecco perché parlare degli squali a Lampedusa non è solo un esercizio di zoologia marina, ma un atto di responsabilità culturale.

Un ruolo invisibile ma vitale nell’equilibrio del mare

squali a Lampedusa

Saper guardare agli squali a Lampedusa con occhi nuovi significa anche comprendere il ruolo ecologico che ricoprono all’interno dell’ambiente marino. All’Isola di Lampedusa, immersa in uno dei tratti più puri e complessi del Mediterraneo, la presenza di questi elasmobranchi, discreta, profonda, silenziosa, è parte integrante della salute dell’ecosistema. Gli squali, contrariamente alla fama cinematografica che li perseguita, non sono predatori caotici o pericolosi invasori, bensì regolatori naturali dell’equilibrio biologico.
La loro funzione principale, nel contesto dell’oceano, è quella di mantenere stabili le popolazioni di pesci e invertebrati, evitando che alcune specie prendano il sopravvento su altre. Agendo in cima alla catena alimentare, gli squali favoriscono una biodiversità bilanciata, selezionando i soggetti più deboli o malati e impedendo sovrappopolazioni che potrebbero destabilizzare il delicato equilibrio dei fondali. In altre parole, senza squali, il mare si ammala. E ciò vale anche per Lampedusa, dove le correnti dello Stretto di Sicilia portano una grande varietà di nutrienti e rendono queste acque particolarmente ricche.

Le coste dell’isola, pur sembrando tranquille e a tratti placide, nascondono una complessità biologica impressionante. Dai banchi di sardine che danzano in gruppo sotto la superficie, agli anfratti rocciosi abitati da murene e cernie, ogni specie qui vive in stretta interazione con le altre. E gli squali, pur non visibili ai bagnanti o ai velisti, agiscono in questo teatro sottomarino come guardiani dell’equilibrio.
Spesso ci si dimentica che molte specie di squali a Lampedusa che nuotano intorno all’isola sono minacciate di estinzione. La pesca accidentale (spesso non denunciata) e l’inquinamento da plastica e microplastiche hanno ridotto drasticamente il numero di esemplari adulti. Secondo dati raccolti da enti come MedSharks e Shark Trust, molte specie tipiche del Mediterraneo sono calate anche del 90% negli ultimi 50 anni. Un dato che dovrebbe far riflettere chiunque ami il mare non solo per le sue acque trasparenti, ma per la vita complessa e preziosa che custodisce.

A Lampedusa, in particolare, la Zona di Protezione Speciale (ZPS ITA040013) istituita a tutela della biodiversità marina delle Pelagie offre un ambiente favorevole alla sopravvivenza di questi animali, ma non basta. È la coscienza collettiva a fare la differenza. È lo sguardo di chi osserva senza timore, ma con rispetto. È la scelta di non promuovere visioni distorte, e di educare alla bellezza naturale, anche quando essa si manifesta in forme che un tempo ci hanno fatto paura. C’è anche un altro aspetto affascinante da considerare. Alcuni ricercatori marini stanno studiando il ruolo degli squali a Lampedusa come indicatori del cambiamento climatico. Le rotte migratorie, le abitudini alimentari e la profondità delle loro immersioni stanno lentamente mutando. Alcuni esemplari, ad esempio, sembrano risalire verso nord più frequentemente che in passato, suggerendo che anche il Canale di Sicilia sia un passaggio in evoluzione, una frontiera biologica sensibile ai cambiamenti globali.

In questo contesto, l’Isola di Lampedusa diventa un osservatorio naturale privilegiato. Un luogo in cui biologi, fotografi naturalisti e appassionati di immersioni possono contribuire alla raccolta di dati, alla sensibilizzazione e alla difesa di queste specie preziose. Anche perché, a differenza di altri ambienti marini più sfruttati, le acque dell’isola offrono ancora tratti incontaminati, dove la vita marina scorre con ritmi antichi.

Quella degli squali a Lampedusa è dunque una presenza imprescindibile e osservarla, comprenderla, proteggerla: è questo il compito di chi, come noi, ha il privilegio di navigare in queste acque.

Squali a Lampedusa e turismo consapevole

Parlare di squali, si sa, fa sempre un certo effetto. Ma la domanda che molti visitatori si pongono, prima di salire su una barca o di immergersi nelle acque turchesi dell’Isola di Lampedusa, è sempre la stessa: “Si possono incontrare davvero?” La risposta, seppur affascinante, va compresa con equilibrio. Sì, nelle acque intorno all’isola possono transitare diverse specie di squalo mediterraneo, ma avvistarli è raro. E qui vale la pena sottolinearlo: un incontro con uno squalo nel suo ambiente naturale è un privilegio raro, che può avvenire solo quando l’uomo si mette in ascolto, senza prevaricare. Nessuna gabbia, nessuna esibizione. Solo natura pura.
Ed è proprio questo spirito che anima le escursioni de La Quarta Isola, il pentamarano elegante e confortevole che ogni giorno solca le acque di Lampedusa portando i viaggiatori alla scoperta delle sue cale più remote e delle sue meraviglie sommerse. A bordo, potrai immergerti nei punti più suggestivi dell’isola con il supporto di chi conosce ogni angolo di questo mare, garantendo un’esperienza coinvolgente, emozionale ma anche attenta e rispettosa. La Quarta Isola non propone avventure estreme, ma immersioni dolci nella bellezza. E se il mare deciderà di mostrarti uno dei suoi abitanti più elusivi, sarà solo perché avrai saputo aspettare in silenzio.

Visitare l’Isola di Lampedusa significa entrare in un ecosistema delicato, prezioso, ancora in parte intatto. Un ambiente da contemplare con meraviglia, da esplorare con rispetto. Gli squali, seppur invisibili ai più, sono il simbolo di questa ricchezza sommersa. E la consapevolezza di navigare in un mare che li ospita, anche senza vederli, è già di per sé un’esperienza di valore.

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Le nostre escursioni in barca a Lampedusa sono vere esperienze di ristorante a Lampedusa sul mare, con piatti di pesce fresco preparati al momento dai nostri chef. A bordo del pentamarano La Quarta Isola Lampedusa uniamo cucina di qualità, panorami mozzafiato e comfort, per una gita in barca a Lampedusa indimenticabile.

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